Un luogo di culto, naturalmente, ma non solo. Anche un luogo di incontro, condivisione e confronto; un polo d’attrazione; un piccolo germoglio di bellezza, capace – questo l’auspicio – di generarne altra e riqualificare l’intera area circostante.
Questa è, in poche parole, l’idea di fondo del progetto della Chiesa di Santa Maria del Carmine (qui i dettagli tecnici), per l’omonima parrocchia dell’Arcidiocesi di Sorrento – Castellammare di Stabia, situata nel comune di Santa Maria la Carità in provincia di Napoli.
Un cantiere tuttora aperto, del quale abbiamo curato, a fine 2015 la progettazione esecutiva e strutturale, attraverso la modellazione strutturale (calcoli) e BIM (Building Information Modeling), per poi iniziare i lavori in agosto 2016.
DALL’IMMAGINE DELL’ABBRACCIO ALLA STRUTTURA IN ACCIAIO
Il progetto architettonico (vincitore del concorso pubblico di idee, indetto dalla Diocesi nel 2013), a cura di Emilio Vitale e Adriana Pidalà, è del 2014. E si sviluppa su forti riferimenti simbolici, descrivendo attraverso l’edificio ecclesiale l’abbraccio tra la Madre ed il Bambino. Un’immagine semplice, ma fortemente evocativa. Che, però, nello spazio presentava tutta la difficoltà dell’architettura organica dovuta a regole geometriche complesse.
Il nostro compito è stato immaginare una progettazione strutturale che seguisse le forme architettoniche, per quanto complesse fossero, così da restituire alla comunità il progetto vincitore così per come era stato pensato.
Per esempio, il corpo dell’Aula liturgica, a unica campata, presentava una doppia curvatura per una buona parte del perimetro – oltre che per una parte della copertura. Per tali elementi ci è subito apparso evidente che la migliore scelta strutturale dovesse ricadere sull’acciaio, per poter ottenere una precisione millimetrica e, al contempo, ottimizzare tempi di realizzazione e i relativi costi. La struttura in acciaio è stata poi integrata a setti curvi con calcestruzzo armato. Per sorreggere la copertura della campata unica si è ricorso a travature reticolari che sono divenute cifra del progetto.
PER UNA STRUTTURA IMPONENTE, PICCOLE SOLUZIONI BIM
Il progetto – complesso ed esteso – è stato affrontato con dedizione scientifica e conoscenze approfondite. L’approccio generale è stato quello di scomporre ed affrontare per fasi la progettazione strutturale, pur mantenendo una visione unitaria e complessiva. Le forme sinuose dell’edificio sono state ricondotte a costruzioni geometriche tracciabili in cantiere, ma con l’aiuto di figure professionali come il topografo in cantiere.
In questo continuo mix tra esperienza professionale e calcolo digitale, il ricorso alla modellazione BIM ci ha permesso di simulare la costruzione del manufatto e capire quali difficoltà avremmo incontrato in cantiere. L’idea di progetto, che era stata affrontata con software di modellazione pura, è stata trasferita in BIM e quindi arricchita di un apparato informativo oltre che geometrico, per poi divenire struttura. Il modello strutturale, poi consegnato alle ditte fornitrici, alle officine delle carpenterie metalliche e alle maestranze, ci ha consentito di semplificare e standardizzare il più possibile il lavoro dei progettisti e il suo sviluppo spesso curviforme.
Un calcolo strutturale così complesso – che ha richiesto la presenza di più ingegneri strutturisti interni al gruppo – senza il supporto di una restituzione tridimensionale e integrata, sarebbe potuta risultare insufficiente e con margini d’errore molto elevati.
Inoltre la progettazione integrata ha restituito tutte le informazioni di dettaglio all’officina incaricata della realizzazione relativamente alle membrature in acciaio, del peso di circa 80 tonnellate.
A UN PASSO DALLA CONSEGNA
Attualmente, gli operai in cantiere stanno completando le chiusure perimetrali al rustico (pareti tra le strutture e massetti). Successivamente ci si occuperà del completamento delle finiture (che comporta la messa in posa della pavimentazione, dei rivestimenti interni, delle tinteggiature) oltre che l’allestimento degli infissi (porte, finestre, vetrate).
In sostanza, il nostro intervento – grazie al lavoro dell’Arch. Alessia Lo Blanco, dell’Ing. Giuseppe Malatino e dell’Ing. Luciana Ricca – di supporto alla direzione lavori è completato.
E presto l’abbraccio simboleggiato dalla Chiesa parrocchiale di Santa Maria del Carmine potrà aprirsi all’intera comunità partenopea.